Lodi Murata schiude i luoghi inaccessibili della città

C’è una Lodi misteriosa e inviolata a cui pochi hanno avuto accesso nel corso dei secoli. Nascosta decine di passi sotto il manto stradale o esposta nel punto focale della città, ma dotata di percorsi inaccessibili e stanze inespugnabili. Luoghi rimasti segreti e finalmente svelati dall’Associazione Lodi Murata con il supporto organizzativo e logistico di Pro Loco Lodi, e la disponibilità dell’Ente Cattedrale e della parrocchia di Santa Maria Assunta. Sei date per visitare l’antico sepolcreto dei filippini, la torre campanaria del duomo, l’impenetrabile stanza del tesoro, il chiostro cinquecentesco dei canonici, il giardino di palazzo vescovile, in un susseguirsi di epoche e aneddoti, antiche pratiche e misteri tuttora irrisolti. Due possibili orari di visita – ore 14.30 oppure 20.45 – per un numero limitato di partecipanti, per agevolare il passaggio tra i vari ambienti, talvolta angusti, a tratti un poco sconnessi. Immersi in un viaggio a ritroso nei secoli, nella quotidianità di epoche lontane, emozionati dall’ingegno di maestranze antenate e dalla bellezza di scorci inattesi.

220 gradini in cotto, scalino in più o scalino in meno, conducono in cima alla torre campanaria della Cattedrale di Lodi. Per un selfie a 46 metri d’altezza, per ammirare la città da un punto d’osservazione inedito, per osservare le campane che ogni giorno scandiscono l’incedere del tempo, intitolate a parroci, vescovi, sommi pontefici o santi. Autentico capolavoro di ingegneria cinquecentesca, cela al suo interno scale di raccordo ma anche passaggi ricavati nello spessore della facciata. Di particolare interesse, il piccolo alloggio con focolare, utilizzato dall’orologiaio stipendiato dalla città..

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l’alloggio è posto quasi alla sommità della torre campanaria. Vi si accede aprendo una porta consumata dal tempo e dai tarli che conduce alla stanza dell’orologio, custode da secoli di un meccanismo preciso e articolato atto a scandire i rintocchi delle campane. L’orologio era governato dall’orologiaio, un addetto pagato dalla municipalità preposto alla sorveglianza, alla manutenzione del meccanismo e all’attivazione di allarme in caso di assedio alla città.
Di ben altro sfarzo era custode la stanza del tesoro, anticipata da tre porte di accesso, grate metalliche murate e un sistema di sicurezza congegnato nei minimi dettagli. Gli unici preposti ad accedervi erano due cappellani votati al segreto e un rappresentante civile della municipalità. Custodiva ricchezze materiali inenarrabili, tra cui monete, pietre preziose, cimase di pastorali, crocefissi d’oro e d’argento, codici miniati e due opere del Cicerone, il Brutus e il De Oratore.
Mantiene ancora l’impianto tipico cinquecentesco il chiostro dei canonici, posto a lato della cattedrale e collegato attraverso il vicolo degli Sgrugni all’allora sede del mercato. Lastricata da ciottoli di fiume e ricoperta nello stadio finale da un soffitto a cassettoni, questa viuzza rimasta intatta nei secoli catapulta tutt’oggi il viandante in uno scenario quattrocentesco. Ma anche una passeggiata all’interno del chiostro dei canonici invita allo stupore e al raccoglimento, impreziosito da lapidi sepolcrali di vari vescovi, oltre alla targa marmorea con la serie cronologica dei vescovi che si sono succeduti nel capoluogo lodigiano.
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Questa volta gli scalini si discendono, appoggiando il piede su mattoni consunti da antichissimi calzari. Quelli dei religiosi che avevano accesso al sepolcreto della chiesa di San Filippo, di fatto una grande catacomba con i sepolcri degli appartenenti ai vari ordini, defunti nel corso dei secoli, dove restano allestiti un altare marmoreo e lapidi con codici latini, sacelli ancora vuoti e passaggi sotterranei in parte inesplorati.
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Storica residenza dei vescovi di Lodi, il palazzo vescovile venne edificato in epoca medioevale e rinnovato nel corso del Settecento dall’architetto Giovanni Antonio Veneroni. L’interno elegante presenta alcuni ambienti decorati nel XVIII secolo e custodisce, al pian terreno, una sala riccamente affrescata dove Napoleone Bonaparte consumò un misterioso pranzo dopo la celebre battaglia del Ponte di Lodi. Il giardino fu notevolmente ampliato nel 1482 dal vescovo Carlo Pallavicino, sfruttando dei terreni che in precedenza venivano utilizzati come stalle e magazzino per le granaglie, e ospita diverse varietà di specie arboree.

Sei incuriosito, vuoi partecipare a una delle sei visite in programma? Puoi scegliere tra visite guidate diurne o suggestivi percorsi notturni, iscriviti alla pagina CALENDARIO VISITE per avere accesso a questi luoghi solitamente interdetti al pubblico! Compila il modulo e presentati al punto di ritrovo il giorno e l’ora della visita con un quarto d’ora d’anticipo! Non dimenticare un paio di scarpe comode, idonee a percorsi a tratti in pendenza e leggermente sconnessi, e, se vuoi, porta con te una torcia per agevolare l’illuminazione degli ambienti all’oscuro.

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